Il giorno antecedente la prima dimostrazione di Wheelchair Dance, una persona del nostro gruppo mi disse una frase che mi è rimasta impressa: "domani saremo tutti riuniti per realizzare il sogno di Donata". E' vero, il mio sogno si sta realizzando. Ora, io e chi lavora insieme a me nell’Associazione, preferiamo parlare di “progetto”, perché è qualcosa di reale, di concreto, per cui adoperarsi ogni giorno.
Le origini risalgono al 2004, anno in cui ebbi un grave incidente stradale che mi procurò, tra le altre cose, danni al bacino e alle gambe. Avevo da poco ripreso a studiare ballo, quando accadde, e non volevo immaginare una vita senza l’energia che la danza mi ha sempre dato. Dopo mesi di letto e carrozzina, quando mi diedero le stampelle per la prima volta, nell’ospedale di riabilitazione dove ero ricoverata, andai davanti allo specchio a tentare di eseguire movimenti di ballo che lasciarono stupita la mia fisioterapista. Mi autorizzò a dedicare ogni giorno del tempo a questi piccoli movimenti e da quel momento ho sempre continuato il mio percorso nella danza portandomi, infine, a diventare Istruttore di Wheelchair Dance in Inghilterra, dove questa disciplina è insegnata e praticata anche a livello agonistico. E ho sempre pensato che avrei voluto mettere a disposizione la mia esperienza nella danza nell'ambito della riabilitazione.
Nel 2013, in un momento di svolta della mia vita lavorativa, insieme a un fisioterapista che vede come "metodo scientifico e riabilitativo il canale artistico della danza come motore di apprendimento, scoperta, approfondimento di abilità motorie e passionali, utili alla buona salute", ho tradotto in realtà quel sogno. E nato così il progetto DaRe, Dance for Rehabilitation, basato sull’uso della danza come strumento aggiuntivo ai classici percorsi di riabilitazione fisica, perché oltre a migliorare la situazione fisica della persona, agisce in modo potente sulla sfera psichica, emotiva e comunicativa, effetti documentati in pubblicazioni scientifiche internazionali. Il progetto, opportunamente integrato con la sezione dedicata alla Wheelchair Dance, è stato sostenuto anche da uno psicologo, da un’insegnante di sostegno, da un educatore, studente in psicologia, infine da una persona che si adopera da tempo per i diritti delle persone disabili.
Abbiamo creato un gruppo per proporre nel nostro territorio la danza in carrozzina e, più in generale, una danza integrata per permettere a persone che non lo credevano possibile di iniziare o ricominciare a ballare potendolo fare anche insieme a familiari e amici. Perché il nostro progetto è basato sulla convinzione che la danza e la musica siano un linguaggio che prescinde da abilità o disabilità, nel rispetto delle caratteristiche di ogni persona, e ci permetta di comunicare in una dimensione di integrazione vera.
La World Dance Sport Federation (WDSF), recependo la definizione di sport della European Sports Charter (Carta Europea degli Sports), si batte "to ensure that the chance to dance is available to everyone, everywhere, anytime" (per garantire la possibilità di ballare a chiunque, ovunque, in qualunque momento). Perfettamente allineati con tale pensiero, lavoreremo per dare il nostro contributo a questo nobile obiettivo.
Donata Rodi
Presidente In.Da.Co. asd